Perche’ visitare la collezione Peggy Guggenheim?
-Sei stanco del solito cliché di Venezia come città avulsa dalla modernità?
-Vuoi capirne di più e coglierne lo spirito sotto una prospettiva differente?
La collezione Peggy Guggenheim sul Canal Grande, nel sestiere di Dorsoduro, – insieme al museo di arte moderna di Ca’ Pesaro e alla Biennale – è sicuramente e assolutamente da visitare.
La collezione Guggenheim, alloggiata nel palazzo settecentesco di Ca’ Venier dei Leoni, è uno dei musei più visitati a Venezia con la sua splendida raccolta di diversi generi artistici che spaziano dal Surrealismo al Cubismo all’Espressionismo Astratto. Lo scopo di questo articolo non è di fornirvi consigli su quale itinerario seguire nelle stanze del museo, preferiamo darvi dieci buoni motivi, più o meno noti, per convincere anche il visitatore che è la prima volta a Venezia di andare a scoprire i tesori della collezione di Peggy Guggenheim. Tra questi motivi c’è sicuramente l’incredibile vita di Peggy, però le sue storie d’amore con diverse grandi personalità del mondo artistico e letterario, come il suo secondo marito Max Ernst, non saranno il focus del nostro discorso. Un breve post sul nostro blog potrebbe sfociare nel gossip a discapito delle nostre intenzioni, mentre a noi interessa presentare la dimensione umana di Peggy attraverso il “diaframma” delle opere da lei collezionate a dello spazio del museo da lei creato, e in cui ha abitato dal 1949 fino al 1979, anno in cui è venuta a mancare.
Perchè Peggy Guggeheim fu una collezionista così di successo e fuori dall’ordinario?
Peggy Guggenheim non apprezzava essere chiamata una “collezionista”, per il fatto che ella era una mecenate dell’arte, una bohémien, una persona mondana. La sua vera iniziazione al mondo dell’arte cominciò nel 1921 quando si trasferì da New York a Parigi, cominciando una nuova vita tra gli espatriati americani e tra gli artisti bohémien della capitale francese. Divenne amica intima di persone come Duchamp, Brancusi, Barnes. Seguendo fedelmente il suo motto “compra un quadro al giorno”, nel 1938 era pronta per aprire la sua prima galleria d’arte a Londra sotto l’egida di Samuel Beckett e Marcel Duchamp, la “Guggenheim Jeune“, ospitando mostre di artisti quali Kandinsky e Cocteau. Questa “regola di vita” fu messa in pratica in modo cosi coerente tanto da acquistare l’opera “Uomini in città” (1919) di Fernand Legér nel giorno in cui Hitler invase la Norvegia e la scultura “Uccello nello spazio” di Brancusi fu comperata all’ultimo momento, prima che le truppe naziste entrassero a Parigi e Peggy era già pronta a scappare verso il sud della Francia.
Perchè Peggy Guggenheim decise di trasferirsi a Venezia?
Nel 1942 Peggy aprì una galleria a new York che chiamò “Art of this Century” (Arte di questo secolo), il cui focus era la sua collezione di artisti Surrealisti, Cubisti e Astrattisti, così come mostre temporanee degli artisti europei più famosi o la promozione di giovani artisti americani come Rothko, Hare, Pollock, e molti altri. Era il suo “tributo per il Futuro”, mentre la gente stava combattendo per la libertà. Tuttavia Peggy era sempre stata appassionata all’Europa. Aveva sempre amato il “vecchio continente” e sapeva che era solo una questione di tempo prima che tornasse – il tempo che i nazisti venissero sconfitti e che la guerra finisse. Come viaggiatrice cosmopolita, aveva sempre amato Venezia più di ogni altro luogo sulla Terra, e sentiva che qui poteva godere di una “felicità solitaria” in una città dove nulla è o può essere normale perché tutto e tutti galleggiano e dove i riflessi sono più belli di quelli dipinti dai grandi artisti.
Perchè Peggy Guggenheim ha scelto Ca’ Venier come suo museo e casa?
Tra le diverse costruzioni incompiute a Venezia il palazzo del XVIII secolo Ca’ Venier dei Leoni lungo il Canal Grande è uno dei più affascinanti e bizzarri. Ca’ Venier fu soprannominata “dei leoni” per via di una leggenda che vuole un leone tenuto in giardino secoli fa durante il periodo della Serenissima? Non lo sapremo mai, però ci sono otto teste di leone che decorano la facciata principale al livello del Canal Grande; mentre ci sono molte altre leggende che circolano ancora sugli intricati motivi per cui il palazzo non sia mai stato completato e infine lasciato senza il “piano nobile”. Fin dal 1910, Ca’ Venier ha provocato un’attrazione fatale per ricchi aristocratici bohémien come la Marchesa Luisa Casati Amman, che lo prese in affitto, o altri che lo possedettero come il Barone Marzcell de Nemes, un collezionista d’arte, e la Viscontessa Doris Castlerosse. Non è difficile immaginarsi perché Peggy Guggenheim che Ca’ Venier dei Leoni fosse un luogo perfetto come museo e casa.
Perchè dovresti considerare l’idea di un itinerario focalizzato su Peggy Guggenheim e l’arte moderna a Venezia?
Immagina una città che ha avuto un ruolo dominante per secoli e secoli nel Mediterraneo. Cosa è rimasto della Serenissima Repubblica di Venezia dopo la caduta del 1797? Nella seconda metà del XIX secolo, una volta che i Veneziani sono diventati Italiani, hanno cominciato a capire che senza un cambiamento radicale di mentalità e visione sarebbero stati condannati a una posizione del tutto marginale, sepolti vivi nelle vestigia gloriose del proprio passato. Il museo d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, la Biennale e più tardi anche la Collezione Peggy Guggenheim condividono lo stesso positivo e innovativo messaggio: la rilocazione di Venezia nel Mondo come una città e un hub culturale, con una visione di lungo periodo. Questo messaggio parla anche il linguaggio dell’arte moderna e contemporanea, agendo su un teatro urbano composto da molteplici palcoscenici e luoghi unici, come i palazzi aristocratici e i Giardini della Biennale.
Cosa ricordano di più i Veneziani della biografia e dello stile di vita di Peggy?
Moltissime persone ricordano ancora come si spostasse per la città da un palazzo all’altro con la sua gondola privata, indossando degli enormi occhiali da sole a forma di farfalla (ancora copiati oggi) con uno dei suoi cagnolini in braccio, come una moderna dogaressa.
Peggy Guggenheim in alcune foto sembra una diva, ma la sua casa non era una torre d’avorio. Patty Pravo, una delle iconiche cantanti italiane, ha dichiarato che, quando era ragazzina andava spesso a fare i compiti a casa di Peggy (il segretario di Peggy era amico della famiglia della futura cantante) e che un giorno la famosa collezionista le regalò un vasetto di cetriolini.
Quale dipinto è più rappresentativo della vita di Peggy Guggenheim?
Difficile dirlo. Potremmo forse dire che è il capolavoro di Max Ernst “La vestizione della sposa” del 1940? Il famoso artista surrealista fu il secondo marito di Peggy, mentre Duchamp le insegnò la differenza tra arte Surrealista e Astratta in quegli anni fondamentali prima della seconda guerra mondiale. Peggy e Max si sposarono nel 1941, dopo la fuga dalla Francia agli Stati Uniti , anche se molti credono che la figura rappresentata possa essere Leonora Carrington, l’amante di Max. Fa qualche differenza? Ogni singola opera della collezione, da Mondrian a Chagall, Brancusi, Pollock, Picasso, De Chirico, Magritte, Fontana, Kandinsky (e molti altri) ci dice moltissimo sulla vita di Peggy, ma la sua devozione e il suo impegno verso l’arte fu onnicomprensivo, tanto da farle dire una volta che: “Non sono una collezionista. Io sono un museo”. Se siete scettici a proposito di tale affermazione, potete leggere la sua autobiografia “Out of this century. Confessions of an art addict” (in italiano “Peggy Guggenheim, Una vita per l’arte”) prima di visitare il suo museo.
Quali sono i segreti che si nascondono dietro “Alchimia”, il famoso dipinto di Jackson Pollock?
“Alchimia” è il primo dipinto eseguito da Pollock, nel 1947, tramite l’innovativa tecnica chiamata “dripping”. Molte cose sono state scoperte col restauro effettuato qualche anno fa, e che è durato un anno, operato dal “Opificio delle Pietre dure”, a Firenze. Luciano Pensabene, il curatore di Peggy Guggenheim, è stato il coordinatore degli studi e ha pulito il dipinto con la sua squadra. Molti dettagli nascosti sono stati rivelati da questo restauro “made in Italy”, il cui processo è stato documentato magistralmente, e riportato durante la mostra del 2015 attraverso un video, riproduzioni 3D, touch-screens, bacheche interattive, e arricchito con documenti e oggetti dallo studio di Pollock presso Pollock-Krasner House and Study Center di Long Island, New York. Prima del restauro, l’aspetto generale del dipinto era piuttosto grigio, ma la squadra di esperti restauratori ha riportato alla luce ben 19 colori, ed hanno persino scoperto che Alchimia non è un dipinto su tela, ma una assemblaggio di tovaglie sul telaio della madre di Pollock. Inoltre, un microscopio ultra-potente ha permesso di rivelare come la tecnica del dripping è tutto tranne che “casuale”: Pollock non spargeva i colori sulla tela a caso, certe simmetrie e contrappunti non sono raggiungibili senza una specie di piano, o controllo ritmico della tecnica del dripping.
Cosa rende il giardino di Peggy Guggenheim così speciale e differente dagli altri giardini veneziani?
Non rappresenta unicamente un luogo a metà tra antico e moderno, essendoci parecchie sculture contemporanee. Questo è un tratto che si ritrova in parecchi altri giardini. Bensì vi si trova persino la tomba di Peggy Guggenheim, che aveva espressamente richiesto che le sue ceneri fossero sistemate nello stesso angolo di giardino dove aveva seppellito i suoi amati cani di razza Lhasa. Questo è l’unico museo al mondo con la sua curatrice e i suoi cani sepolti all’interno. “Non sono una collezionista. Io sono un museo”!
Come erano le relazioni tra la città di Venezia e Peggy Guggenheim e il suo museo?
Peggy Guggenheim, fu nominata “Cittadina Onoraria di Venezia” nel 1962. Dopo che incredibilmente la sua proposta di donare tutto alla città di Venezia fu rifiutata, il Palazzo e il Museo furono alla fine donati alla Solomon Guggenheim Foundation nel 1976.
Cosa significa il Museo di Peggy Guggenheim per la città di Venezia oggi?
Venite a visitare Venezia e la collezione di Peggy Guggenheim Collection, fatevi la vostra idea e condividetela con noi!
Lorenzo Guglielmi
Foto di Andrea Donà